FONDAZIONI CELTICA E MURA ROMANE
La prima fase della costruzione delle mura stabilisce la vera forma urbis della città dove l’impronta a scacchiera di strade poste a reticolo, secondo consuetudine nell'urbanistica romana, si lega e interagisce alla costruzione del grande recinto, per quadrum compaginata come nei secoli successivi verrà definita nel Versus de Verona.
La giacitura della città, posta secondo un orientamento astronomico, si lega con il tracciato della Via Postumia e con la peculiarità di essere ultima città a nord delle foreste che allora coprivano la Pianura Padana.
La città nasce così incastrata in un’ansa dell’Adige e sotto il colle di San Pietro, lì dove già da secoli si poteva attraversare il fiume e rimanere protetti sulla cima delle alture circostanti.
Le mura romane del I secolo a.C. che semplicemente chiudevano l’ansa dell’Adige a sud dei colli, iniziarono quindi a costruire la città definendola nella sua espansione e dimensione in parallelo all'esistenza del fiume, altro protagonista indispensabile della vicenda urbana.
Verona conseguì, grazie alla Lex Roscia voluta da Caio Giulio Cesare, il titolo di Municipium romano e la cittadinanza romana per i suoi cittadini nel 49 a.C. Successivamente alla fondazione della nuova città alla destra del fiume Adige, si diede avvio alla costruzione di gradi opere di sbancamento verso l’intera collina di San Pietro dove, senza ombra di dubbio, fu creato uno dei più bei fondali scenografici che una città romana potesse mostrare a quel tempo. L’ottima posizione geografica, vera origine della scelta del sito, divenne crocevia tra la Via Postumia, la Via Gallica e la Via Claudia-Augusta, garantendo alla città un florido sviluppo economico ed urbano, e saturando in pochi decenni la superficie all'interno della cerchia muraria romana. Entro la metà del I secolo d. C., o poco oltre, Verona viene presto a connotarsi di quella rilevanza architettonica e decorativa che ne farà la città più ricca di monumenti della Regio X Venetia et Histria. Al Teatro e all'Odeon incastonati nel colle di San Pietro si aggiunse ben presto la grande mole dell’Anfiteatro che, per la rilevante dimensione fu costretto al di fuori del recinto difensivo delle mura. Tuttavia, la transizione dalla prima cinta muraria alla seconda sancì un vero e proprio nuovo capitolo. Secondo l’iscrizione custodita sul fregio di Porta Borsari, una nova fabricata fu portata a termine tra il 3 aprile e il 4 dicembre del 265 d. C. per volere dell’imperatore Gallieno sotto la pressione delle scorrerie dei popoli germanici. Si era quindi proceduto ad edificare una nuova cortina muraria, non solo ripristinando quella esistente tardo-repubblicana, ma rinnovando ed ampliando il tracciato fino ad includere l’Arena.
Le mura costruite in questa seconda fase, in soli otto mesi, dimostrano ancora oggi, nei rari tratti rimasti, una stratificazione caotica di materiali imposta dalla ristrettezza dei tempi e forse anche dei fondi a disposizione.
Questa seconda cinta muraria ricalca il percorso della prima sopravanzandola di una decina di metri.
Lo schema segnala, accanto alla struttura delle due porte, la presenza di cunei difensivi interposti tra le due cinte dove la grande mole dell’Arena fu collegata alle mura e forse utilizzata come baluardo difensivo.
Il periodo della caduta dell’Impero Romano d’Occidente vide la città contesa e soggetta a devastazioni, nonostante questo la città e le mura non persero la loro straordinaria importanza fino a divenire prima capitale del regno ostrogoto di Teodorico.
La giacitura della città, posta secondo un orientamento astronomico, si lega con il tracciato della Via Postumia e con la peculiarità di essere ultima città a nord delle foreste che allora coprivano la Pianura Padana.
La città nasce così incastrata in un’ansa dell’Adige e sotto il colle di San Pietro, lì dove già da secoli si poteva attraversare il fiume e rimanere protetti sulla cima delle alture circostanti.
Le mura romane del I secolo a.C. che semplicemente chiudevano l’ansa dell’Adige a sud dei colli, iniziarono quindi a costruire la città definendola nella sua espansione e dimensione in parallelo all'esistenza del fiume, altro protagonista indispensabile della vicenda urbana.
Verona conseguì, grazie alla Lex Roscia voluta da Caio Giulio Cesare, il titolo di Municipium romano e la cittadinanza romana per i suoi cittadini nel 49 a.C. Successivamente alla fondazione della nuova città alla destra del fiume Adige, si diede avvio alla costruzione di gradi opere di sbancamento verso l’intera collina di San Pietro dove, senza ombra di dubbio, fu creato uno dei più bei fondali scenografici che una città romana potesse mostrare a quel tempo. L’ottima posizione geografica, vera origine della scelta del sito, divenne crocevia tra la Via Postumia, la Via Gallica e la Via Claudia-Augusta, garantendo alla città un florido sviluppo economico ed urbano, e saturando in pochi decenni la superficie all'interno della cerchia muraria romana. Entro la metà del I secolo d. C., o poco oltre, Verona viene presto a connotarsi di quella rilevanza architettonica e decorativa che ne farà la città più ricca di monumenti della Regio X Venetia et Histria. Al Teatro e all'Odeon incastonati nel colle di San Pietro si aggiunse ben presto la grande mole dell’Anfiteatro che, per la rilevante dimensione fu costretto al di fuori del recinto difensivo delle mura. Tuttavia, la transizione dalla prima cinta muraria alla seconda sancì un vero e proprio nuovo capitolo. Secondo l’iscrizione custodita sul fregio di Porta Borsari, una nova fabricata fu portata a termine tra il 3 aprile e il 4 dicembre del 265 d. C. per volere dell’imperatore Gallieno sotto la pressione delle scorrerie dei popoli germanici. Si era quindi proceduto ad edificare una nuova cortina muraria, non solo ripristinando quella esistente tardo-repubblicana, ma rinnovando ed ampliando il tracciato fino ad includere l’Arena.
Le mura costruite in questa seconda fase, in soli otto mesi, dimostrano ancora oggi, nei rari tratti rimasti, una stratificazione caotica di materiali imposta dalla ristrettezza dei tempi e forse anche dei fondi a disposizione.
Questa seconda cinta muraria ricalca il percorso della prima sopravanzandola di una decina di metri.
Lo schema segnala, accanto alla struttura delle due porte, la presenza di cunei difensivi interposti tra le due cinte dove la grande mole dell’Arena fu collegata alle mura e forse utilizzata come baluardo difensivo.
Il periodo della caduta dell’Impero Romano d’Occidente vide la città contesa e soggetta a devastazioni, nonostante questo la città e le mura non persero la loro straordinaria importanza fino a divenire prima capitale del regno ostrogoto di Teodorico.
GAIO VALERIO CATULLO
Gaio Valerio Catullo, nacque a Verona attorno all’84 a.C., appartenente allaGens Valeria, fu un importante poeta della letteratura latina del 1° secolo a.C. Noto per l’intensa attività culturale nella Roma del tempo e per la raffinata forza espressiva della propria scrittura, morì a soli trent'anni. Cantore dell’amore in tutte le sue forme, da quello sensuale per Lesbia a quello fraterno per il fratello deceduto, Catullo si trasferì giovanissimo a Roma dove fece parte di numerosi cenacoli intellettuali sempre in contrasto con il potere politico. Da Roma spesso sentì la necessità di allontanarsi fuggendo dagli intrighi e dalle delusioni amorose per trascorrere del tempo nella residenza di famiglia a Sirmione, sul lago di Garda, luogo celebrato per la sua bellezza ma anche perché sua terra di origine.
GIULIO CESARE
La figura di Caio Giulio Cesare, politico e condottiero romano, è fortemente legata alla storia di Verona. L’area del La-go di Garda, per il clima mite e le bellezze naturali, fu per Cesare luogo di riposo invernale durante le campagne militari in Gallia grazie anche all’accertato legame di amicizia con la Gens Valeria e quindi con il padre del poeta Catullo. Non è da escludere l’intervento economico e politico diretto di Cesare negli avvenimenti che portarono Verona in quel peri-odo a divenire il maggiore centro dell’Italia nord-orientale. La Lex Roscia del 49 a.C., voluta dallo stesso Cesare estese la cittadinanza romana alle popolazioni della Pianura Padana e le loro città divennero Municipi romani. Il progetto complessivo messo a punto per l’organizzazione urbana della Verona romana divenne punto focale della vicenda legata a questo protagonista. Studi recenti hanno messo in luce la possibilità della presenza dello stesso Vitruvio, ingegnere militare, al servizio di Cesare, ipotizzando quindi, dati “i suoi interessi qui e i rapporti con gli abitanti di questa regione”, l’influenza dello stesso nel rendere Verona anche luogo di residenza per i propri migliori veterani.